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Descrizione del libro

Â«Quanto alla costituzione degli Ateniesi, che essi abbiano scelto questo tipo di costituzione, io non approvo, perchÃ©, scegliendo cosÃ¬, hanno scelto che i cattivi stiano meglio dei buoni: per questo non approvo. Ma poichÃ© hanno deciso cosÃ¬, dimostrerÃ² come in tutto e nel modo dovuto essi conservino la loro costituzione e facciano tutte quelle altre cose che agli altri Greci sembrano sbagliate.Â» Sono le parole di esordio di questa Costituzione degli Ateniesi, giuntaci tra le opere dello storico Senofonte, ma a lui negata con decisione dalla critica filologica sin dall'inizio dell'Ottocento. Con esse l'autore dichiara la sua posizione politica e il suo intento: Ã¨ un oligarchico (uno dei Â«buoniÂ»), che detesta il popolo (i Â«cattiviÂ») e la forma di governo democratica, ma che con sorprendente paradosso si propone di mostrare come il funzionamento della democrazia ateniese sia efficace nell'assicurarle successo e continuitÃ . Della grande democrazia periclea quale presentata da Tucidide e amata dai moderni non sono predicati e descritti, in questo pamphlet, gli elevati principi miranti ad assicurare ai cittadini libertÃ e benessere; al contrario, essa Ã¨ vista come una sorta di egoistica e animosa rivalsa dei poveri sui ricchi: resa possibile solo dal fatto che il popolo ateniese ha acquisito potere per mezzo della flotta, la quale ha assicurato ad Atene la supremazia tra tutte le cittÃ della Grecia. Ãˆ infatti il popolo, dice il nostro testo, Â«che fa andare le navi e conferisce la potenza alla cittÃ Â». La Costituzione degli Ateniesi dello Pseudo-Senofonte, cosÃ¬ diversa dall'omonima opera aristotelica, non ha paralleli nella produzione greca di carattere politico. Ãˆ uno scritto animato da forti passioni, espresse con il linguaggio in uso nella pubblicistica ateniese del V e del IV secolo. Ma quali ne erano i concreti destinatari e quali le reali finalitÃ ? Un invito all'eversione? Un ammonimento ai compagni di consorteria piÃ¹ inflessibili perchÃ© accettino una situazione in cui l'avversario Ã¨ piÃ¹ forte? Oppure, e proprio per il fatto che l'autore assume con disinvoltura il presunto o inconfessato punto di vista dei suoi dichiarati avversari, l'opuscolo Ã¨ un esempio del discorso teorico di IV secolo sulle costituzioni? Sono alcuni tra gli enigmi di quest'opera affascinante sulla quale gli studiosi continuano a interrogarsi. Con un saggio di Luciano Canfora.