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Trama del libro

Luglio del 1942. Una ragazzina viene mandata dalla mamma a prendere il pane all’angolo della strada. Quando torna non trova più nessuno della sua famiglia. Chiede alla vicina di casa la quale, non avendo nessuna intenzione di nascondere una bambina ebrea, la prende per mano e l’accompagna dove vengono ammassate le vittime della retata per farla ricongiungere con la sua famiglia: le dice che stanno partendo tutti per un bel viaggio. Ma i gendarmi francesi, che hanno già tanti problemi organizzativi, non hanno tempo di controllare gli elenchi e la indirizzano al comando tedesco. Finalmente la ragazzina, che comincia a capire qualcosa, scappa. Suo cugino, invece, è sopravvissuto perché sua madre, all’arrivo dei gendarmi, lo nasconde in un armadio di casa scegliendolo a discapito di due fratelli. I due cugini scampati casualmente – unici nelle loro famiglie – alla famosa retata del Vélodrome di Parigi si ritrovano dopo la liberazione e si raccontano, con qualche reticenza, le rispettive storie. Poi lui andrà in America, lei in Israele e per più di trent’anni non si rivedranno più. Alla fine un’occasione, un appuntamento: sembra che i due possano finalmente reincontrarsi, ma si rivedranno davvero o solo in sogno? Il particolare montaggio narrativo e metanarrativo è perfetto per raccontare con il dovuto pudore una storia autobiografica così drammatica. Federman riesce a evitare il patetico senza perdere nulla della forte carica emotiva della narrazione.