“Stupore” è parola chiave nelle liriche di Davide Montagna, riunite qui tutte insieme per la prima volta in una
pubblicazione autonoma, impreziosita da una sezione di inediti e corredata da un apparato critico di varianti.
Si tratta di testi nati come pagine di un diario interiore e perciò nella maggior parte di natura occasionale, ma che rivelano una ricerca espressiva notevole, sorretta dall’amore per la bellezza della parola poetica.



«Il divorzio tra spirituale e corporeo, che ha impoverito la fede e di conseguenza tanta poesia religiosa, è ricomposto
nella poesia di Montagna in un intenso e dolcissimo abbraccio. Parole, immagini, metafore usate per dire l’esperienza
di fede tornano ad avere quel sapore di gustosa concretezza che avevano nel Vangelo, quando Gesù per parlare del regno pescava parole dal vocabolario della vita non per disincarnarle in astrazioni allegoriche, ma perché vedeva dentro di esse la carne di Dio.»