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Illuminati dall'acqua: Malachy Tallack ha pescato per la prima volta con la mosca a otto anni e da allora non ha piÃ¹ smesso di cercare trote nei laghetti delle Shetland, sul fiume Don in Russia, nei ruscelli della Nuova Zelanda o tra gli orsi in Alaska. Per lui, come per la comunitÃ internazionale di veri appassionati di cui si sente parte, la pesca non Ã¨ un'esperienza sportiva ma artistica, una pratica tecnica e meditativa, e in quanto tale capace di stimolare domande sia fisiche che metafisiche: meglio pescare un'elegante trota o un salmone battagliero? La cattura Ã¨ un'esperienza estetica o una lotta maschia e adrenalinica? Norman Maclean o Ernest Hemingway? Quale visione del mondo e della natura porta un pescatore a scegliere un'esca che imita perfettamente un insetto, piuttosto che un'astratta costruzione di piume e ami? I pesci, come gli umani, abboccano perchÃ© sedotti e ingannati o perchÃ© affamati? Alternando il racconto di emozionanti battute di pesca a momenti di contemplazione della natura incontaminata e divagazioni filosofico-letterarie, Tallack non si sottrae ai dilemmi etici che la sua passione comporta: da quelli minimi - Ã¨ giusto rivelare la posizione del lago che ti ha sempre portato fortuna? - alle questioni piÃ¹ urgenti come lo sfruttamento ittico o la sofferenza degli animali, mettendo a confronto varie filosofie, dal pensiero cristiano a Peter Singer e Tom Regan. E il lettore, anche chi ha sempre visto nella pesca solo inerzia e noia, ammaliato dal fascino delle storie e dalla dolcezza del filosofare, si abbandona a quest'ode a un'attivitÃ futile, senza scopo e senza ragione. C