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Descrizione del libro

Il 30 aprile 1997, quaranta seminaristi del seminario minore di Buta, in Burundi, furono barbaramente uccisi da miliziani hutu avendo rifiutato di dividersi tra hutu e tutsi. Â«Siamo fratelli,Â» dissero stringendosi gli uni agli altri, Â«non possiamo separarciÂ». Avevano tra i 16 e i 24 anni. CosÃ¬ hanno proclamato la comune paternitÃ in Dio e il primato del legame fraterno in Cristo. La Chiesa burundese ha aperto la causa di canonizzazione proponendoli come Â«martiri della fraternitÃ Â». L'autore di questo libro Ã¨ testimone oculare del martirio dei quaranta seminaristi. Miracolosamente sopravvissuto, egli documenta non solo l'eccidio, ma soprattutto i molteplici frutti scaturiti da tale martirio. Il suo racconto inizia con una domanda: come mai in un paese che ha visto susseguirsi numerose crisi politico-militari a base etnica, caratterizzate da orrendi massacri e vendette di un'etnia sull'altra, si possono incontrare luoghi di fraternitÃ cosÃ¬ forte? Descrivendo l'esperienza educativa nel seminario di Buta, egli mostra che l'opera di evangelizzazione e di educazione alla comunione con Dio e con i fratelli ha creato tra quei giovani una appartenenza a Cristo e tra loro piÃ¹ forte della loro appartenenza etnica. Se Ã¨ vero - riflette l'autore - che il Vangelo viene prima dei martiri, Ã¨ altrettanto vero che la testimonianza dei martiri suscita una nuova ondata di evangelizzazione, perchÃ© rende visibile una vita desiderabile, fraterna, piÃ¹ forte dell'odio e delle divisioni. CosÃ¬ un episodio accaduto in un angolo remoto dell'Africa diventa luce per tutti. Esso documenta che la radice della fraternitÃ Ã¨ racchiusa nella paternitÃ di Dio. Conclude l'autore: Â«Ãˆ attraverso la testimonianza di comunitÃ autenticamente fraterne che la Chiesa Ã¨ in Cristo la luce che attrae le gentiÂ». Speranza per il mondo.