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Descrizione del libro

Per il sottotenente Gadda, che l'aveva auspicata come Â«necessaria e santaÂ», la Grande Guerra si rivela uno scontro durissimo. PiÃ¹ ancora che con il nemico, con ciÃ² che scatenava in lui un'indignazione cosÃ¬ violenta da sfiorare la Â«volontÃ omicidaÂ»: la meschinitÃ della Â«vita pantanosaÂ» di caserma, che spegne ogni aspirazione alla lotta; l'incompetenza dei grandi generali; l'Â«egotismo cretino dell'italianoÂ» che di tutto fa una questione personale; l'indegnitÃ morale dei vigliacchi, degli imboscati e dei profittatori, che costringevano gli alpini a marciare con scarpe rotte: Â«se ieri avessi avuto innanzi un fabbricatore di calzature, l'avrei provocato a una rissa, per finirlo a coltellateÂ» confessa. Ma lo scontro piÃ¹ lacerante, e fondatore, Ã¨ quello che Gadda ingaggia con sÃ© stesso: con l'orrore e la tristezza della solitudine, con un Â«sistema nervosoÂ» viziato da Â«una sensitivitÃ morbileÂ», con una insufficienza nell'agire che gli impedisce di tradurre in atto i tesori di preparazione tecnica, senso di sacrificio, spirito di disciplina che abitano in lui: Â«Mi manca l'energia, la severitÃ , la sicurezza di me stesso, proprie dell'uomo che... agisce, agisce, agisce a furia di spontaneitÃ e di estrinsecazione volitivaÂ». La disfatta di Caporetto e la prigionia in Germania peseranno come un macigno sul bilancio della partecipazione di Gadda alla guerra, ma il tempo dimostrerÃ che l'officina del Giornale - primo sofferto atto di conoscenza del mondo e della propria realtÃ psichica - segna la nascita del piÃ¹ grande prosatore italiano del Novecento.