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Scheda libro

Cod. ISBN9788804795056
AutoreEuripide,  
TitoloElettra. Testo greco a fronte
EditoreMondadori
Anno2025 
Descrizione
Elettra. Testo greco a fronte: «O nera notte, che avvivi stelle d'oro, / ora questa brocca poggiata sul capo, / ecco, la porto al fiume a prendere l'acqua.» È la prima battuta che l'Elettra di Euripide pronuncia quando entra in scena. Un'Elettra degradata da Egisto a sposa di un Contadino (che non osa, però, toccarla), umiliata ed esiliata in campagna, a portare brocche d'acqua sul capo come una serva qualsiasi. Elettra, la figlia di Agamennone, la principessa di Micene! Lei, che «come un cigno canoro / sulle correnti del fiume / chiama l'amatissimo padre / finito nei lacci di reti / insidiose». Quella Elettra - per Freud come per Jung soggetto di un «complesso» pari a quello di Edipo - che attraversa il V secolo prima della nostra era, nel fulgore più pieno della civiltà ateniese, per mano dei massimi tragediografi dell'antichità, giunge sino ai nostri giorni, alle opere di Hofmannsthal, O'Neill, Giraudoux e Marguerite Yourcenar. Si possono passare anni a studiare e paragonare le Coefore di Eschilo e le due versioni di Elettra di Sofocle e di Euripide, e decenni a compulsare l'Oreste di Voltaire e quello dell'Alfieri insieme a Les mouches di Jean-Paul Sartre, ma la domanda di fondo resta: che cosa rappresentano nella tragedia la figura, l'intreccio e l'atmosfera dell'Elettra di Euripide, colui che Aristotele definiva «il più tragico dei poeti», il drammaturgo cui Sofocle attribuiva mimesi totale della realtà? Sofocle «faceva gli uomini quali debbono essere», riportava la Poetica, Euripide «quali sono». Si deve forse, con Schlegel, pensare che l'Elettra è la peggiore delle tragedie di Euripide? Perché in 
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Consistenza 
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