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Descrizione del libro

Sbeffeggiando lâ€™ossessiva monomania del vecchio giudice Filocleone e riprovando la hybris per cui questi vanta â€œun grande potere, per niente inferiore a quello di Zeusâ€, Aristofane non si limita a dipingere lo squilibrio individuale di un carattere votato alla malvagitÃ perchÃ© viziato dallâ€™invidia â€“ sedata, questâ€™ultima, solo grazie al voto giudiziale di condanna. Ma denuncia una patologia collettiva, un insanabile â€œantico morboâ€ (????? ??????) connaturato alla democrazia ateniese. Infatti lâ€™impulso incontenibile che induce le â€œvespeâ€ giudiziarie (o i â€œcalabroniâ€, come traducono altri) a conficcare il pungiglione nel corpo dei loro concittadini costituisce il motore di quel â€œpoderoso strumento di democraziaâ€ (Benedetto Marzullo) che Ã¨ il tribunale mercenario manipolato dai demagoghi, mentre un ulteriore â€œalimento dellâ€™egualitarismo democraticoâ€ (Luciano Canfora) Ã¨ fornito dal frenetico moltiplicarsi delle azioni giudiziarie. (Storicamente, ciÃ² fu dovuto anche allâ€™atto di â€œimperialismo giudiziarioâ€ con cui i processi delle poleis della lega delio-attica vennero trasferiti ad Atene). CosÃ¬, circa un secolo dopo la rappresentazione delle Vespe aristofanee, Aristotele potrÃ scrivere: â€œSiccome questo tribunale acquisÃ¬ forza, ingraziandosi la plebe come ci si ingrazia un tiranno (????? ??????? ?? ???? ???????????) si riuscÃ¬ a trasformare lâ€™ordinamento politico nellâ€™attuale democrazia (??? ????????? ??? ??? ??? ??????????? ??????????)â€ (Politica II, 1274a). [Claudio Mutti]