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Descrizione del libro

Â«Quando Freud intende l'espressione di un suo paziente, Â«non Ã¨ mia madreÂ», come Â«Ã¨ la madreÂ» non compie un atto arbitrario, e neanche un atto inconfutabile nel senso debole e negativo della parola, nel senso di un'affermazione che presuppone l'inconfutabilitÃ invece che fondarla. Il paziente si riferiva alla figura di un sogno e non aveva detto per esempio "non Ã¨ mia madre, perchÃ© Ã¨ mia sorella" o qualsiasi altra persona. Si trattava cioÃ¨ di una figura di non facile decifrazione, come spesso avviene nei sogni, e non di una figura piÃ¹ determinata, come pure avviene nei sogni, sicchÃ© talvolta si dice a qualcuno: "stanotte ti ho sognato". In quel caso, allora, il problema non era che cosa fosse la figura del sogno, ma a cosa facesse pensare. L'espressione Â«non Ã¨ mia madreÂ», in assenza dell'aggiunta "Ã¨ mia sorella" o un'altra qualsiasi persona, va intesa come "non mi fa pensare a mia madre". Ma non si puÃ² dire di non pensare alla propria madre, o a qualsiasi altra persona o cosa, senza pensarci: l'atto del dire di non pensarci implica necessariamente il pensarci. CiÃ² vuol dire che la negazione freudiana Ã¨ una negazione che afferma nello stesso modo in cui nell'opera di Severino la negazione dell'esser sÃ© e non poter diventare altro da sÃ© di tutto ciÃ² che Ã¨ una negazione che afferma [...]. Se la veritÃ che Severino indica Ã¨ una veritÃ incontrovertibile in quanto Ã¨ affermata anche dalla propria negazione, ciÃ² risulta valere anche per la negazione freudiana...Â» (Dalla Conclusione)