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Descrizione del libro

Oppresso dai suoi mali interni e minacciato dalle aggressioni dei barbari, alla metÃ del terzo secolo il mondo romano era un organismo invecchiato e sull'orlo del collasso. Diocleziano salÃ¬ dal nulla ai vertici della carriera, si impadronÃ¬ dell'impero con la violenza, governÃ² con feroce determinazione per piÃ¹ di venti anni, dal 284 al 305. Ma i fasti del potere non cambiarono la sua natura: rimase sempre un soldato. Diocleziano non fu un rivoluzionario, come Augusto o Costantino. Seguendo il suo istinto di soldato, pensava che la rifondazione dell'impero dovesse procedere nel rispetto supremo della tradizione, della religione dei padri. Alla fine trionfÃ² su tutti i suoi nemici: usurpatori, barbari, Persiani. In segno di riconoscenza agli dei scatenÃ² durissime persecuzioni contro i dissidenti, gli empi seguaci di religioni lontane dalla tradizione: i manichei, che arrivavano dalla Persia sasanide; e, avversari ancora piÃ¹ insidiosi, i cristiani. Al culmine della gloria, al momento di godere di una pace finalmente riconquistata, Diocleziano abdicÃ². Fu una scelta inaudita, inaspettata, unica nella storia dell'impero romano. PerchÃ© abdicÃ²? Malattia, stanchezza, delusione? O, piuttosto, volontÃ di applicare un progetto politico teorizzato negli anni? La scelta di Diocleziano Ã¨ un enigma che continua ad affascinare gli storici. Sicuramente contÃ² il desiderio di congedarsi dai duri impegni della sua missione. Diocleziano si ritirÃ² lontano, in un grande palazzo...