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Num. Collana: , Nr. 24
Il poema di Ishtar: Estraneo ad ogni razionalismo, il visionario babilonese percepiva brandelli di futuro. Era un vaticinio oscuro e nebuloso del caos dell'idealità, per condensarsi poco a poco in concetti precisi. Si esprimeva per immagini enigmatiche, oniriche, quanto non poteva ancora comprendersi: il rapsode ispirato si è affermato profeta, vate, nel più alto senso della parola. Se noi vogliamo fare nostre quelle concezioni che dominano l'intelligenza umana, andiamo dunque a scuola dei poeti. Parlano la lingua divina dei simboli che ci dispiace se non possiamo capire a fondo perché, se la avessimo compresa meglio, tutte le controversie religiose non ci sarebbero state, ma si sarebbe piuttosto costruito il Tempio Universale che unisce tutti gli uomini. No stranger to every rationalism, the visionary perceived future shreds Babylonian. It was a dark and ominous prediction of chaos of ideals, for condensing gradually into precise concepts. Enigmatic images was expressed, dreamlike, as could not yet understand: rapsode inspired Prophet has emerged, in the highest vate, sense of the word. If we want to make our those conceptions that dominate human intelligence, thus let us go to school. The divine language of symbols that sorry if we cannot understand why, if we had better understood, all religious controversy there would have been, but you would rather built the Universal Temple which unites all men.