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La discussione attuale intorno ai wahhâbiti è segnata, non solo in Europa e ancor più in ambiti non specialistici, dalla preoccupazione per gli effetti della rinascenza politica della religione musulmana in forme radicali nel mondo arabo e al di fuori di esso. Fenomeni di lunga durata tendono a venire appiattiti sul presente. L’interesse europeo per l’islâm cosiddetto ‘wahhâbita’ data tuttavia fin dal magistero di Muhammad ibn ‘Abd al_Wahhâb (m. 1792) ed è documentato da notizie dirette e indirette, relazioni di viaggio, ricostruzioni storiografiche, finora non accolte in un unico quadro, aventi ai loro estremi le opere di due grandi esploratori della penisola arabica, il danese Carsten Niebuhr e lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt. ‘Eretici’, ‘riformatori’, ‘puritani’, ‘unitariani’, ‘deisti’, gli antesignani della futura creazione dell’Arabia Sa‘ûdita attrassero osservatori costretti a scrutare il proprio oggetto attraverso inevitabili, ma pur sempre istruttive deformazioni dovute al dibattito musulmano dell’epoca e al normale uso di categorie europee consolidatesi attraverso i conflitti teologico_politici culminanti nella rivoluzione francese. Quegli sforzi di comprensione, le loro non sempre neutre implicazioni, parlano a noi ancora oggi.L'AUTORE Giovanni Bonacina (Bergamo, 1961) ha condotto i suoi studi a Milano, dove si è laureato con Livio Sichirollo, poi a Torino e ora insegna storia della filosofia a Urbino. Le sue precedenti pubblicazioni trattano la filosofia della storia di Hegel, il rapporto tra antichità e modernità, tra riflessione filosofica e produzione storiografica interno alla cultura tedesca ottocentesca (Niebuhr, Savigny, Droysen, la scuola hegeliana), il pensiero politico della Restaurazione (Haller, Eckstein, Stahl). Più di recente si è volto ad approfondire, nel medesimo contesto, l’immagine europea dell’Oriente. A partire dal 2000 collabora alla «Rivista storica italiana».