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Descrizione del libro

Sin dal medioevo lâ€™area alpina fornÃ¬ le braccia per i lavori piÃ¹ umili alle economie urbane di pianura e agli scali marittimi. Sono brentadori, carbonari, carriolai, cestaroli e facchini. I camalli di Genova, il cui piÃ¹ antico statuto Ã¨ del 1340, erano tutti montanari della Val Brembana. Anche i bastagi dei fondaci veneziani scendevano dalla Bergamasca, mentre si dice che i lavoratori di Urgnano fossero giÃ impiegati come uomini di fatica dalla Dogana di Pisa nel XIII secolo. Sono le avanguardie di un movimento migratorio che si farÃ molto intenso tra â€˜400 e â€˜500.
Nelle cittÃ di mercato il facchinaggio aveva una sua gerarchia interna, e un suo cursus honorum, che culminava con lâ€™aggregazione in una compagnia privilegiata incaricata dai pubblici poteri di maneggiare e trasportare le merci sottoposte al dazio. Compagnie del genere ce ne furono ad ogni snodo doganale della rete commerciale italiana, specialmente nei porti marittimi, ed erano tutte formate da lavoratori immigrati.
Il volume ripercorre la storia della Compagnia dei facchini della Dogana di Livorno dalla fondazione, nel 1602, fino alla soppressione, tenendo presenti le due prospettive attraverso le quali Ã¨ possibile osservarla: la prospettiva marittima, quella del porto dove gli immigrati svolgono la loro attivitÃ , e la prospettiva alpina, quella delle famiglie e delle comunitÃ di origine. Alla fine si scoprirÃ che una medesima storia puÃ² essere raccontata in maniere molto diverse.