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Scheda libro

Cod. ISBN9788825046908
Autore 
TitoloScuole teologiche. CredOg XXXVIII (6/2018) n. 228
EditoreEMP
Anno2018 
Descrizione
Sembra che nessun teologo oggi gradisca che il proprio teologare venga catalogato e sbrigativamente incasellato in una «scuola» sia pur «di pensiero». Tuttavia, i teologi quando parlano dei colleghi (vuoi per la location di insegnamento o per l'appartenenza a qualche istituzione/movimento oppure, nel migliore dei casi, per l'epistemologia che addotta nella sua ricerca) si rendono ben disponibili a incasellare il pensiero altrui. Al di là  dei termini (scuole? corrente? filoni?...), sullo sfondo di ogni «scuola» veleggia sempre: (1) una filosofia; (2) una dialettica correlata a una filosofia/teologia più organica, preminente se non proprio monopolistica; (3) una congiuntura storico-culturale (ad es. ordini, movimenti) e/o geografica (ad es. università ) che polarizza la produzione teologica magari rafforzata da esponenti di marcata personalità ; (4) abilità  e opportunità  tecnologiche che veicolano/traducono cognizioni glocal (teologi influencer). Ma a che servono le «scuole teologiche»? Per scambiarsi idee simile e consociarsi per rafforzare le gracilità  individuali? Dal Vaticano II è nato un pensiero capace di coagulare una «scuola»? Un istituto religioso o un movimento è oggi in grado di originare una «scuola teologica», oppure forma epigoni old style? Oggi di fronte alla forte pluralizzazione della teologia e dei teologi di vario «genere» moltissimi ne escono disorientati e sconcertati. In Italia come stanno le cose? Basta l'accorpamento di Facoltà  (magari per aree geografiche e discipline) per creare «scuole»? O le tante (poco incisive) «associazioni» di teologi/teologhe? E che dire dei teologi vagantes, visiting... quando è già  difficile anche il solo presagio di una appartenenza? Ha ancora senso oggi parlare di «scuole teologiche» 
CollanaRivista Credereoggi 
Consistenza176 p. 
Prezzo di copertina€ 9,50
DisponibilitàNormalmente disponibile in 5-6 giorni lavorativi.  

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